Quale futuro per i traduttori giuridici? È stato questo il tema del convegno “Traduttori giuridici fra lingua e diritto – quale formazione?”, tenutosi il 24 maggio a Milano nell’ambito dei workshop #TranslatingEurope organizzati con la collaborazione di Federlingue e Promo.Ter.
Avviato nel 2014 nel quadro dell’Erasmus+, il progetto #TranslatingEurope mira a creare una comunità di interessi, favorire una cooperazione sistematica e promuovere un mercato sostenibile nell’ambito della traduzione. A spiegarne l’origine e lo scopo è stata Katia Castellani, Antenna della DG Traduzione della Commissione europea. Accanto al forum internazionale – svolto ogni anno a Bruxelles su uno specifico tema –, il progetto prevede l’organizzazione di alcuni workshop a livello nazionale, di cui il convegno del 24 maggio ha chiuso la proposta per il primo semestre 2018.
Federlingue, associazione delle imprese che offrono servizi linguistici di traduzione, interpretariato e formazione linguistica – tra cui la stessa Eurologos Milano –, è stata rappresentata da Elena Cordani, sua presidente, il cui intervento ha anticipato alcuni problemi terminologici relativamente alla definizione stessa del traduttore giuridico: tra il Legal Translator (traduttore giuridico-giudiziario) e il Lawyer Linguist (giurista linguista) esistono, infatti, una serie di definizioni intermedie – e forse un po’ desuete – con cui si identificano categorie di traduttori poco regolamentate sia a livello di formazione sia nell’esercizio della professione.
A tale proposito, Daniela Amodeo Perillo, presidente di Eulita (Associazione Europea degli Interpreti e Traduttori Giuridici), denuncia la mancanza di standard nazionali nella selezione dei professionisti specializzati in questo settore – a discapito della qualità e della reputazione generale di chi offre questi servizi linguistici – nonché la bassa remunerazione, pur restando una delle specializzazioni più richieste. Per contrastare la confusione e la frammentarietà che caratterizzano questo settore, la Perillo auspica una maggiore selezione da parte di agenzie e associazioni di categoria, uno studio più approfondito del mercato in un dato periodo di tempo e, contestualmente, un intervento presso le istituzioni.
Nell’ambito della formazione specifica, l’intervento più significativo è stato quello di Giuseppe Palumbo, coordinatore del corso di laurea triennale in Comunicazione Interlinguistica Applicata alle Professioni Giuridiche presso il Dipartimento IUSLIT dell’Università di Trieste. Nato nel 2012 dall’aggregazione della Facoltà di Giurisprudenza e della Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori (SSLMIT), lo IUSLIT si prefigge di promuovere iniziative incentrate sui temi della lingua e della traduzione in ambito giuridico. Dall’a.a. 2017/18, inoltre, ha avviato il corso di laurea triennale coordinato da Palumbo, un percorso di studi estremamente innovativo nel panorama nazionale ed europeo. Per accedere al corso è necessario superare un esame di ammissione in due lingue straniere (L1 e L2), con la seguente combinazione: INGLESE (L1, obbligatoria per tutti) e una lingua a scelta tra FRANCESE, SPAGNOLO e TEDESCO (L2). Accedono al corso in Comunicazione Interlinguistica Applicata alle Professioni Giuridiche i primi sessanta studenti in graduatoria; una volta ottenuta la laurea triennale, si può proseguire la formazione in giurisprudenza.
Le testimonianze di Germana Amaldi, presidente del Comitato Tecnico-Scientifico di ANITI, e di Flavia Caciagli, presidente di AssITIG (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti Giudiziari), hanno ricordato che fino agli anni Novanta non c’erano scuole specializzate nella traduzione in ambito giuridico, pertanto occorreva formarsi sul campo, per esempio lavorando all’interno di studi legali internazionali. Oggi l’offerta didattica nell’ambito della traduzione giuridica spazia da master e corsi dedicati a moduli ad-hoc organizzati dalle università fino a seminari di specializzazione. Al fine di identificare le competenze da acquisire per l’esercizio della professione, inoltre, la norma UNI 11591:2015 offre alcune indicazioni in merito nella sezione dedicata ai traduttori giuridico-giudiziari, dove si ribadiscono la necessità di conoscere entrambi i sistemi giuridici relativi a una traduzione e l’insufficienza di una conoscenza meramente linguistica da parte del professionista.
Il traduttore giuridico è un professionista:
- con particolari competenze nella traduzione di testi giuridici;
- con una padronanza di concetti e terminologia di diritto, economia e finanza del paese della lingua sorgente e target;
- con un’ottima padronanza della lingua da e verso la quale traduce.
La figura del giurista linguista:
- assiste il legislatore europeo nella redazione degli atti giuridici multilingui;
- garantisce che tutte le 24 versioni autentiche di tali atti esprimano lo stesso messaggio e abbiano gli stessi effetti giuridici.
Questa è, nello specifico, la funzione incarnata da Manuela Guggeis, dal 2006 responsabile di un’unità di giuristi linguisti all’interno della Direzione “Qualità della legislazione” del Consiglio europeo. Nel suo intervento, “Un giorno nell’attività di un giurista linguista presso il Consiglio dell’Unione europea”, la Guggeis ha suscitato grande interesse tra i presenti, ha chiarito la funzione del Lawyer Linguist e raccontato alcuni aneddoti.
Il convegno #TranslatingEurope a cui hanno partecipato anche altri relatori impegnati nell’ambito della traduzione giuridica – dalla formazione accademica alle associazioni di categoria fino al Tribunale di Milano –, ha messo in evidenza la necessità di una maggiore regolamentazione del settore e di una più chiara definizione del ruolo svolto dai professionisti che vi operano. Nonostante il miglioramento dell’offerta didattica e delle norme relative a questa specializzazione, il traduttore giuridico (e non solo) continua a scontrarsi con un problema di identità, a cui dopo tanti anni non è ancora stato possibile dare una risposta: traduttore o interprete (giuridico)? mediatore culturale o linguistico? traduttore giuridico-giudiziario o giurato? E così via.
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