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In realtà, il posto lo conoscevo molto bene; conoscevo l’atrio all’entrata, con il giardino zen in bella vista, conoscevo le scale mobili, che salgono partendo dalla destra dell’atrio, e poi si intersecano tra di loro in uno zig-zag che porta fino al sesto piano, conoscevo i corridoi e la luce soffusa, così soffusa che in alcuni posti, per ripassare prima di un esame, era meglio cercare la finestra più vicina, conoscevo le aule e i banchi e le sedie e gli attaccapanni, e la cattedra con il proiettore alle spalle, tanto che nei giorni precedenti ripetevo sempre a Dario di non preoccuparsi che sì, potevamo portare le nostre slide di presentazione semplicemente caricandole su una chiavetta USB, senza bisogno del PC portatile. Una cosa forse non conoscevo: il parcheggio sotterraneo che, in quanto studente fuori sede, pedone per necessità e assiduo frequentatore della metro verde che porta fino a Romolo, non avevo mai visto.
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E quindi sono tornato all’Università IULM, lì dove ho trascorso i due anni della laurea specialistica, ma stavolta ero dall’altra parte della cattedra, stavolta davo le spalle allo schermo del proiettore. Stavolta ero in compagnia di Marika, la mia “gemella traduttrice” con cui da quasi un anno condivido gioie e dolori del lavoro di traduttore, lavoro che ho imparato anche grazie a lei, e Dario, il nostro Client Leader, colui che se gli dai qualcosa che somigli lontanamente a un palco e qualcos’altro che somigli lontanamente a un pubblico, rivela il suo lato da intrattenitore e la passione per il proprio lavoro.

 

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Siamo stati ospiti del prof. Tim Parks (sì, conoscevo anche lui), per tenere un seminario nell’ambito del corso di Traduzione di cui presiede la cattedra, all’interno del corso di laurea magistrale in Traduzione specialistica. Davanti a noi, una ventina di studenti ascoltavano quello che avevamo da dire. Gli raccontavamo la storia di Eurologos, il nostro team, la sede in Villa Mirabello, il funzionamento di un’agenzia di traduzioni, dal cliente al Project Manager, dal traduttore al revisore. L’invito del prof. Parks lo abbiamo raccolto più che volentieri, convinti che questi contatti tra il mondo universitario e quello lavorativo non possono che essere fruttuosi per entrambi, e di questo ne sono sicuro, dato che ricordo ancora quando i professori, o gli ospiti dei seminari, ci raccontavano di questo mondo che per noi studenti era ancora tutto da scoprire. Abbiamo dato agli studenti dei testi su cui esercitarsi, e loro li hanno tradotti e si sono seduti su quelle sedie in legno girevoli, quelle fissate al pavimento, dietro i banchi, curiosi di conoscere i risultati del loro lavoro. E noi abbiamo commentato le loro traduzioni, tra suggerimenti, margini di miglioramento, osservazioni, sviste e plausi. Sarà che ogni tanto cercavamo di strappargli una risata, ma alla fine ci sono stati applausi e nessuno sbadiglio.

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È stato un piacere, per me, tornare in quell’università che mi ha insegnato tanto, lo è stato, per noi, confrontarci con gli studenti, lo è stato, per il professore, vedere l’impegno da ambo le parti e lo è stato per i ragazzi, prendere parte a questo seminario. Posso andare a casa felice di essere tornato nella mia ex-università, “insegnante” per un giorno, ma soprattutto, e ci tengo molto a sottolinearlo, felice di aver visto finalmente il parcheggio sotterraneo.

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