Cos’è l’interpretazione e cosa fa l’interprete

L’interpretazione avviene nell’ambito della comunicazione, presuppone l’ascolto e l’analisi di un discorso e la sua trasposizione orale nella lingua di destinazione. Essa, perciò, si avvale della lingua come strumento di lavoro, non come fine ultimo da perseguire. Protagonista di questo processo comunicativo non è l’interprete né la lingua, ma il messaggio dell’oratore. In tal senso si può parlare di esegesi ed esplicitazione, come afferma Seleskovitch (1968: 34):

Les interprètes de la parole ne se distinguent pas à cet égard des interprètes musiciens ou comédiens qui transforment l’écriture du poète ou du compositeur en conservant néanmoins leur message avec une exactitude rigoureuse […].

Ma chi è l’interprete? Come si svolge il suo lavoro? E qual è il futuro di questa figura professionale? Il presente articolo, diviso in due parti, vuole rendere omaggio a uno dei mestieri più antichi, affascinanti e versatili al mondo.

L’interprete nella storia, l’interprete oggi

Dai diplomatici bilingui incaricati da Alessandro Magno a intrattenere contatti con gli indigeni e i popoli sottomessi in epoca ellenistica agli interpreti stipendiati direttamente dallo Stato in epoca romana fino ai dragomanni (dal greco δραγουμάνος, e dall’arabo targiumān, “interprete”) in servizio presso le ambasciate e i consolati, le missioni politiche e commerciali, i porti e le dogane, le corti europee e del Vicino Oriente in epoca bizantina, la figura dell’interprete attraversa la storia fino all’età moderna e contemporanea. Una professione antichissima che, tuttavia, pochi conoscono (tant’è vero che, in Italia, viene spesso confusa con quella del traduttore) e che è stata riconosciuta come tale solo in tempi relativamente recenti, con l’affermarsi dell’interpretazione di conferenza – consecutiva e simultanea – nel periodo interbellico e nel secondo dopoguerra.

Sebbene la Norma UNI 10574:2007 (“Definizione dei servizi e delle attività delle imprese di interpretariato”) descriva l’interpretariato come la “trasposizione orale da una lingua di partenza verso una o più lingue di arrivo”, distinguendola dalla traduzione e dalla mediazione linguistico-culturale, le diverse accezioni con cui oggi si identifica la professione dell’interprete (si pensi, per esempio, a liaison/community/face-to-face interpreter per “interprete di trattativa”) rivelano un uso linguistico in continuo assestamento in un universo complesso e variegato come le diverse forme dell’interpretare.

Le forme e la versatilità dell’interpretare

Le più antiche tecniche di interpretazione sono lo chuchotage o interpretazione simultanea sussurrata e il liaison interpreting, ossia l’interpretazione di trattativa. Cosa fa l’interprete in questi casi? Nel primo caso, l’interprete è in piedi o seduto accanto alla persona (o a un piccolo gruppo) per cui esegue l’interpretazione, parlando direttamente al suo orecchio. Nel secondo caso, l’interprete accompagna una persona (o un piccolo gruppo) durante una visita, un incontro di lavoro o un’intervista, fungendo da mediatore tra le parti che interagiscono.

Nel periodo tra le due guerre mondiali nacque l’interpretazione differita, poi definita consecutiva, nell’ambito della quale l’interprete ascolta il discorso nella sua interezza e lo riproduce in un’altra lingua con l’ausilio di appunti. A tal proposito, la prise de notes è un meccanismo estremamente personale – che può attingere da diverse fonti ed esperienze – e flessibile, dal momento che il sistema di annotazione messo a punto dall’interprete si evolverà a seconda del contesto e dell’esperienza acquisita. L’interpretazione consecutiva suscita spesso grande interesse e considerazione, tanto che la stessa Seleskovitch (Seleskovitch e Lederer 1989: 167) afferma:

[…] l’interprète qui redit sans hésitation, sans omission ni erreurs en un langage naturel et spontané des minutes entières de discours, conserve, même pour ses collègues, une aura un peu magique.

A partire dal processo di Norimberga si affermò un’altra forma di interpretazione di conferenza, ossia l’interpretazione simultanea, che si diffuse rapidamente presso le istituzioni internazionali. Per mezzo di una cabina isolata acusticamente e posizionata – generalmente – di fronte agli oratori, l’interprete traduce quasi simultaneamente il discorso ascoltato in cuffia, trasmettendolo ai delegati in sala attraverso un microfono. Ogni venti minuti circa, l’interprete si alternerà con il collega (o colleghi) presente in cabina, concedendosi alcuni minuti di riposo tra un intervento e l’altro.

Degni di nota sono anche il webcasting, che consente a chi si collega di usufruire del servizio di interpretariato, l’interpretazione in voce, in occasione di interviste a ospiti stranieri in programmi TV di vario genere, e l’interpretazione in video. A tal proposito, come non ricordare le performance di Olga Fernando, spesso presente nei talk show televisivi in qualità di interprete mediatica, figura professionale che attinge alle tecniche di chuchotage e di consecutiva senza presa di appunti.

Infine, tra le tipologie di interpretazione si annoverano anche le forme più ibride dell’interpretariato telefonico – spesso usato in ambito medico, dove la figura dell’interprete tende a sovrapporsi a quella del mediatore linguistico – e delle chat multilingui.

cosa fa l'interpreteOlga Fernando al lavoro

Un sogno che diventa realtà

Per chi desidera approfondire la conoscenza di questa figura professionale, capire meglio cosa fa l’interprete o seguirne le orme avvalendosi di una formazione ad hoc, rimandiamo al nostro post “Come si diventa traduttori o interpreti?” nonché alla seconda parte di questo articolo, che verrà pubblicata nelle prossime settimane. Se poi il sogno è quello di diventare interpreti per il mercato italiano o le istituzioni internazionali, il consiglio è quello di provare fino in fondo, senza mai darsi per vinti, anche se la strada appare lunga e tortuosa. Ci si renderà conto un giorno – magari proprio durante un servizio di interpretariato, in uno scambio di pensieri sul futuro e i progetti del nostro cliente – che interpretare anche un solo discorso è già di per sé realizzare il nostro sogno nel cassetto, e che finalmente ce l’abbiamo fatta.


Bibliografia

Russo M., Mack, G. (2005), Interpretazione di trattativa, Hoepli, Milano.
Falbo C., Russo M. e Straniero Sergio F. (1999), Interpretazione simultanea e consecutiva, Hoepli, Milano.
Seleskovitch D. (1968), L’interprète dans les conférences internationales, Lettres modernes, Minard, Paris.
Seleskovitch D. e Lederer M. (1989), Pédagogie raisonnée de l’interprétation, Didier Erudition, Paris.

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