È in uscita, il prossimo 21 aprile, il dodicesimo album in studio di Vinicio Capossela, uno dei più controversi, ispirati e poliedrici cantautori italiani.
Nato in Germania da genitori irpini, cresciuto nell’Emilia di Francesco Guccini (che lo scoprì e lo spinse a partecipare al Premio Tenco), e oggi residente attivo in una delle zone più multietniche di Milano, il 58enne Vinicio pubblica “Tredici canzoni urgenti”, tutte scritte un anno fa, nei mesi successivi lo scoppio del conflitto che tuttora devasta il nostro continente e le nostre coscienze.
Scrive Vinicio: “Canzoni scritte, prodotte e registrate in questo tempo di dubbio e di distanza, di fine del mondo servita al ritmo di un allarme al giorno, a partire dal 24 febbraio scorso, da quando si è presa consapevolezza che il tempo per rimandare le questioni urgenti non è illimitato e reclama la nostra piena appartenenza al presente”.
Un mese dopo (28 marzo, ndr), esce “La parte del torto”, il secondo estratto del nuovo album. Anche qui è Brecht il grande riferimento e questa volta è un suo aforisma che ispira il cantautore (“Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati”) per denunciare il cortocircuito di valori in cui versa la società allorché una frase manifesto di una certa appartenenza politica viene utilizzata dalla fazione opposta, ribaltata di significato in favore del facile consenso.
Due singoli lo precedono…
Il disco è anticipato da due singoli, il primo uscito a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, dal titolo “La crociata dei bambini” e ispirato al poema di Bertolt Brecht “La crociata dei ragazzi”, scritto nel 1942. La canzone affronta il tema della “peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario di avvelenamento, di semplificazione, di inflazione, di vanificazione di ogni sforzo culturale”. Una poesia struggente di grande impatto emotivo, musicata secondo le inconfondibili linee melodiche dell’autore.
Un presentazione live…
Vinicio ci dice che “la politica di oggi ha smesso di fornire visioni, utopie, forme di vita eterna, idee di avvenire e di divenire. Ora si è specchiata e abbassata all’individuo, al suo strettissimo campo di azione. I bisogni degli ultimi sono stati trasformati in paura dell’altro, legittimando gli istinti più bassi, la legge del più forte, il razzismo e ogni forma di discriminazione nel nome della maggioranza e della Nazione”. Tutto questo – e non è poco – raccontato attraverso un’atmosfera che ricorda un po’ il mondo western, un po’ il folk, un po’… semplicemente Vinicio!
Rimaniamo quindi in attesa del resto del lavoro, che sarà presentato live a Milano, presso l’auditorium Sala Verdi del Conservatorio di Milano, il prossimo 20 aprile, con una miriade di strumenti e musicisti ospiti. Per chi non ci sarà, seguirà tournée autunnale.