“Quando tutte le persone potranno comunicare e capirsi senza barriere linguistiche, il mondo sarà migliore. Questo è progresso…”

Queste sono le parole di un commento al recente articolo pubblicato su Repubblica.it relativo al “Primo test del traduttore simultaneo” di Skype. Il programma di chiamate, videochiamate e chat di proprietà di Microsoft, infatti, ha diffuso un video per annunciare il lancio della versione beta di Skype Translator, la sua nuova funzionalità. Il test è avvenuto con successo, facendo comunicare a distanza i membri di due classi, una negli Stati Uniti e una in Messico, e il rivoluzionario Skype Translator è ora disponibile – per gli utenti che dispongono di Windows 8.1. su computer fisso o apparecchio mobile – in inglese e spagnolo, ma lo sarà presto in oltre 40 lingue.

skypetrans

 

Il nuovo tool di Skype si basa sulla tecnologia di apprendimento automatico, si perfeziona cioè con l’uso. Ecco perché Skype invita i suoi utenti a iscriversi all’anteprima in versione beta. “Abbiamo investito nel riconoscimento vocale, nella traduzione automatica e nelle tecnologie di apprendimento automatico per più di un decennio”, afferma Gurdeep Pall sul blog ufficiale, “e ora stanno emergendo come componenti importanti in questa era di personal computing”.

E dopo aver abbattuto i confini geografici, permettendo a milioni di persone di comunicare da una parte all’altra del mondo per oltre dieci anni, ora Skype Translator si prefigge di abbattere le barriere più difficili, quelle linguistiche, per favorire comunicazione e collaborazione (con grandi potenzialità in ambito medico-scientifico) all’insegna del progresso.

L’innovazione di Google Translator e Skype Translator in campo linguistico-comunicativo continua a sorprendere tutti, addetti e non addetti ai lavori, da un lato aprendo a nuove opportunità e, dall’altro, ripercuotendosi sul mercato della traduzione. In tal senso, come affermava la mia collega Paola Mirra in un precedente articolo di Euroblogos, è bene ricordare che “se l’usabilità e la gratuità hanno […] contribuito a diffondere tali tecnologie […], allo stesso tempo, [hanno contribuito a] mostrarne le lacune e le incongruenze. Il traduttore automatico non è mai completamente efficace poiché ignora l’uso selettivo della lingua e rischia di nutrirsi dei propri stessi errori proponendo traduzioni errate che, se utilizzate in maniera acritica (ad esempio, nella traduzione automatica dei siti), finiscono per annullare il giusto significato a favore di quello sbagliato”.

Al di là dei pro
blemi tecnici – certamente migliorabili nel tempo – e a una qualità di traduzione/interpretazione che non potrà mai eguagliare le straordinarie capacità della mente umana, non si può qui ignorare una dimensione più profonda. Come ci ricorda, infatti, il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue, “chi apprende una lingua diventa plurilingue e sviluppa interculturalità. Le competenze linguistiche e culturali di ciascuna lingua vengono modificate dalla conoscenza dell’altra e contribuiscono alla consapevolezza interculturale […]. Aiutano l’individuo a sviluppare una personalità più ricca e complessa, potenziano la sua capacità di apprendere altre lingue e promuovono la sua apertura verso nuove esperienze culturali” (2002: 55).

In altre parole, se il “monolinguismo è curabile”, secondo la celebre frase di A. Mollica, a mio avviso Skype Translator continuerebbe ad alimentarne la malattia, uno specchio in cui la lingua e la cultura dell’utente si riflettono su se stesse senza cercare la profondità e l’integrazione che solo l’apprendimento linguistico-culturale può portare con sé – e il tutto senza nemmeno poter contare sulla mediazione di un esperto del settore.

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