A metà giugno è passata per l’Italia la meravigliosa carovana dei Tinariwen (dal tamashek: “deserti”), band maliana pioniera del blues del deserto. Propongono una musica ipnotica che mischia blues, rock e melodie tradizionali tuareg e genera un sound innovativo.

La band divenne famosa nei primi anni Duemila come organizzatrice del Festival au Désert, una kermesse musicale sulle dune del deserto a Essakane, a 65km da Timbouktu, l’antica e leggendaria capitale del Mali. Gli avventori, giunti sul posto, campeggiavano per alcuni giorni in un accampamento tuareg ascoltando musicisti locali e qualche star internazionale ospite dell’evento. La sera, nel buio del deserto, l’unica luce arrivava dai fuochi accesi sulle dune, un’esperienza magica, più unica che rara, spenta dalla violenza dell’integralismo islamico che scorrazza in quelle zone rendendole molto pericolose.

Dal 2015 il Festival è tuttora in esilio a causa dell’instabilità politica della regione. Per lo stesso motivo, anche i membri dei Tinariwen, con il loro mitico leader da Ibrahim Ag Alhabib, si sono trasferiti all’estero, in Europa e negli Stati Uniti, senza però mai indietreggiare, nonostante le continue minacce dei fondamentalisti islamici che si oppongono alla musica e a tutte le forme di espressione artistica. Hanno continuato a incidere dischi, otto in totale fino al maggio scorso, data in cui è uscito il loro nono album dal titolo Amatssou, un invito in lingua tamashek ad andare avanti “oltre la paura”.

Durante la tournée 2023, i Tinariwen presentano questo nuovo lavoro, realizzato in collaborazione con illustri musicisti provenienti da tutto il mondo che aggiungono al loro sound nuove sonorità, quali il banjo e i violini. Una curiosità in più: inizialmente questo disco avrebbe dovuto essere registrato a Nashville, ma a causa delle limitazioni pandemiche il gruppo si è arrangiato in una tenda nel deserto algerino e ha poi condiviso il materiale prodotto con gli altri artisti coinvolti.

Non ci rimane che consigliarvi l’ascolto di questo disco: nel brano di chiusura “Tinde”, rimarrete ammaliati dalla voce di donna, accompagnata dalle sole percussioni. Il brano che, per la sua semplicità, potrebbe essere stato eseguito allo stesso modo secoli fa in un accampamento davanti a un fuoco acceso, mostra quanto la musica sia importante per i Tuareg a livello culturale e sociale. Tutto questo, malgrado la paura, i Tinariwen lo difendono strenuamente.

Un bellissimo video della canzone “Sastanàqqàm”, dall’album “Elwan” (dal tamashek: “elefanti”), 2017.

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