All’inizio degli anni Novanta, la Divisione Lingue Moderne del CoE iniziò a focalizzarsi sulla gestione e sulla finalizzazione di strumenti di riferimento quali il Common European Framework of Reference for Languages: Learning, Teaching, Assessment (Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione) e lo European Language Portfolio (Portfolio europeo delle lingue), due progetti distinti ma afferenti a un programma integrato e coerente. Nel caso del Quadro di riferimento, si intendeva descrivere gli obiettivi e i metodi di insegnamento e apprendimento delle lingue, progettare curricula e corsi, produrre materiali, test e valutazioni; nel caso del Portfolio, si mirava a fornire ai singoli apprendenti non solo la possibilità di certificare i corsi seguiti e le qualifiche ottenute, ma anche di attestare le esperienze meno formali in merito a una gamma potenzialmente amplissima di lingue e culture europee.
La pubblicazione del Quadro di riferimento, in inglese e in francese, avvenne nel 2001 in concomitanza con l’Anno europeo delle lingue. Da allora, questo documento rappresenta un vero e proprio riferimento per gli enti certificatori europei che, in base alle sue indicazioni, costruiscono le prove linguistiche suddividendole nei livelli in esso descritti. Questo allineamento alle linee guida del QCER si è rivelato fondamentale in termini di standardizzazione, trasparenza e oggettività.
Testing linguistico e certificazione
La certificazione di una lingua straniera o seconda ha ormai assunto un valore fondamentale in termini di riconoscimento delle competenze. Oltre a fungere da stimolo e motivazione personale, un titolo di questo genere offre, infatti, l’opportunità di promuoversi in campo sociale, lavorativo e educativo, riflettendo la politica linguistica europea degli ultimi decenni, orientata agli scambi, alla partecipazione attiva e all’integrazione.
Oltre ai criteri e ai contenuti di un test linguistico, negli anni è stato fondamentale definire la tipologia di prove che meglio permettesse di misurare e valutare le abilità linguistiche. Ecco allora che l’approccio comunicativo ha portato con sé nuove proposte di testing che, oltre a verificare parte dell’abilità linguistico-comunicativa, puntassero a misurare quanto più possibile la globalità delle abilità del candidato. In altre parole, le prove dell’approccio comunicativo vogliono essere rappresentative dei compiti che il candidato affronta nella vita quotidiana, includendo non solo prove di tipo oggettivo, ma anche prove di tipo soggettivo, valutabili secondo criteri specifici che fanno riferimento alle scale di livello del QCER. Le tecniche più diffuse nei test di certificazione linguistica sono, pertanto (Novello 2009: 23): «scelta multipla, vero/falso, giusto/sbagliato/non detto, abbinamento, completamento, risposte brevi, transfer di informazioni, scrittura guidata, composizioni, riassunti […], conversazione guidata, role-play […]».
Vantaggi e criticità della certificazione
La certificazione linguistica di uno o più enti ufficiali ha in sé il grande vantaggio di rendere più visibile una determinata lingua, facendole acquisire prestigio agli occhi di un potenziale pubblico di candidati, il tutto a vantaggio dell’apprendimento linguistico. Come anticipato, ha infatti assunto un valore fondamentale in termini di riconoscimento delle competenze, funge da stimolo e motivazione personale e attribuisce «valore economico e professionale alla conoscenza di una lingua» (Balboni 2012: 229).
Come afferma Novello (2009: 11), tuttavia, è importante sottolineare anche i limiti della certificazione linguistica per due ragioni in particolare, «il livello dichiarato, spesso, non è rappresentativo di tutte le abilità possedute dal candidato. Un parlante, generalmente, non raggiunge esattamente lo stesso livello in tutte le abilità linguistiche, ma riesce ad esercitarne alcune in maniera più competente rispetto ad altre […]».
Non è possibile effettuare una valutazione oggettiva al 100% in quanto quelle valutate sono prestazione soggettive. Ciò che viene misurato è, difatti, un valore umano e, in quanto tale, non può essere oggettivo in assoluto. Il parlare una lingua è una competenza personale, influenzata da molti fattori non calcolabili e, spesso, non prevedibili, perciò, la fotografia effettuata durante una prestazione non autentica, in contesto formale, non può essere rappresentativa al 100% delle abilità che saranno, poi, impiegate dal candidato in contesto di comunicazione quotidiana.
A ciò si aggiunge un certo grado di arbitrarietà che, tuttavia, grazie alle proposte del QCER e agli sforzi degli enti certificatori in fatto di revisione e uniformazione, si è ridotto nel tempo, sebbene delle differenze permangano nella struttura dei diversi esami di certificazione. A ogni modo, il loro valore resta innegabile come pure il loro contributo allo sviluppo della politica linguistica europea.
Bibliografia
Balboni, P.E. (2012) Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse, 3^ ed. Torino, UTET Università.
Novello, A. (2009) Valutare la lingua straniera: le certificazioni europee, Venezia, Cafoscarina, 2009.
Trim, J.L.M. (2007) Modern Languages in the Council of Europe 1954-1997.