Finalmente hai finito di scrivere il tuo articolo. Ti sei impegnato nella scelta del lessico, del tono di voce e della sintassi per comunicare efficacemente la tua idea. Lo hai letto e riletto e quando finalmente premi il tasto “pubblica” sei assolutamente certo che non sia sopravvissuto neanche un errore di battitura. Ma la prima cosa che noteranno i tuoi lettori non sarà il tuo messaggio accuratamente editato, ma la “H” mancante nella quarta frase.

Gli errori di battitura sono subdoli. Dei piccoli ma potenti sabotatori che minano le tue intenzioni e fanno sì che il tuo curriculum finisca nel cestino o che il tuo testo alimenti battaglioni di critici online. La cosa più frustrante è che si tratta di parole di cui conosci perfettamente l’ortografia, ma che per qualche ragione sono sfuggite a tutte le tue riletture. Ma se è vero che siamo spesso i nostri peggiori critici, perché non notiamo degli errori così banali? La risposta è che gli errori di battitura non sono dovuti alla nostra ignoranza o distrazione, ma sono il risultato di un meccanismo di sintesi che la nostra mente utilizza per funzionare in maniera efficiente. Ce lo spiega Tom Stafford, docente di psicologia e scienze cognitive all’Università di Sheffield: “Quando scrivi, stai cercando di trasmettere un’idea, un compito molto complesso”.

Come per tutte le operazioni articolate, il nostro cervello generalizza le parti semplici e le loro componenti (come trasformare le lettere in parole e le parole in frasi) in modo da potersi concentrare su compiti più complessi (come combinare frasi in idee complesse). “Non catturiamo ogni dettaglio, non siamo dei computer”, dice Stafford, “piuttosto, prendiamo informazioni sensoriali e le combiniamo con ciò che ci aspettiamo e ne estraiamo un significato”. Questo ci aiuta a comprendere il significato di quello che leggiamo più velocemente e a usare il cervello in maniera più efficiente. Quando leggiamo le bozze del nostro lavoro però, conoscendone già il significato, è più facile sorvolare sui piccoli errori. Il motivo per cui non vediamo i nostri errori di battitura è che ciò che vediamo sullo schermo è in competizione con la versione che esiste nella nostra testa. Può trattarsi di un errore banale, come invertire lettere o parole, o qualcosa di più significativo come omettere un intero paragrafo dopo averlo cancellato per errore.

La risposta è che gli errori di battitura non sono dovuti alla nostra ignoranza o distrazione, ma sono il risultato di un meccanismo di sintesi che la nostra mente utilizza per funzionare in maniera efficiente.

La generalizzazione è il segno distintivo di tutte le funzioni cerebrali di livello superiore. È lo stesso processo attraverso il quale i nostri cervelli costruiscono mappe di luoghi familiari, ricordandone il panorama, gli odori e la sensazione ad essi associata. Pensiamo ad esempio all’idea di “ospedale” e a tutti quei concetti che vi associamo automaticamente e che ci aiutano a riconoscerne uno anche quando non è quello che frequentiamo di solito. Queste mappe mentali liberano parzialmente il cervello in modo che questo possa pensare anche ad altre cose contemporaneamente. In alcuni casi però, questo processo di semplificazione può rivoltarcisi contro, come quando ci ritroviamo a guidare verso il nostro posto di lavoro anche se è domenica e in teoria stavamo andando a pranzo da amici. Abbiamo innescato il pilota automatico e quando ce ne accorgiamo è tendenzialmente troppo tardi. Questo spiega perché è più probabile che i nostri lettori trovino errori che noi non abbiamo visto. Anche se stiamo usando parole e concetti familiari, i loro cervelli stanno leggendo il testo per la prima volta, prestando quindi attenzione ai dettagli lungo il percorso senza anticiparne la destinazione finale.

Ogni volta che rileggiamo una bozza, stiamo sostanzialmente cercando di ingannare il nostro cervello facendo finta che la si stia leggendo per la prima volta. Per non lasciarci scappare neanche un errore, Stafford suggerisce di rendere il nostro elaborato il più irriconoscibile possibile. Ad esempio cambiando la font o il colore dei caratteri, oppure stampandolo e correggendolo a penna.

Per questo motivo in Eurologos Milano ogni traduzione è sottoposta a un processo di revisione caratterizzato da un doppio controllo madrelingua per garantire ai nostri clienti un prodotto di qualità: 4 occhi sono meglio di 2!

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