Nati nei primi anni 2000 con il diffondersi della banda larga e delle chat via internet, gli Emoji (meglio noti come “faccine”) negli ultimi anni si sono evoluti un una vera e propria forma di linguaggio. Un fenomeno che si deve sicuramente alla diffusione endemica degli smartphone. Ma se per anni non sono stati altro che semplici simboli per inviare messaggi rapidi ai propri amici, ormai hanno fatto il loro ingresso anche nella comunicazione aziendale. Molte aziende utilizzano oggi gli Emoji per comunicare con il proprio target di riferimento, e proprio per questo è importante che si conoscano le potenzialità, i rischi e le regole di utilizzo di questo strumento di linguaggio.

In linea di massima, gli Emoji dovrebbero essere utilizzati al pari dei punti esclamativi. Di conseguenza, la mail o il documento che li contiene non dovrebbe esserne pieno. Meno se ne usano più sono d’impatto. Quando si tratta di una comunicazione importante, meglio evitarli completamente, potrebbero comunicare superficialità. Meglio evitare anche quelli di cui non si conosce il significato e prestare particolare attenzione nella comunicazione multilingue: alcuni simboli hanno un significato positivo in occidente ma potrebbero risultare offensivi in altre parti del mondo.

Piccolo vademecum per l’utilizzo degli Emoji nelle comunicazioni aziendali

Dos

Audience – La prima cosa da considerare è se i destinatari dei messaggio capiranno il significato degli Emoji. La classica faccina sorridente non ha bisogno di spiegazioni, ma non tutti gli Emoji sono così intuitivi.

Contesto – Gli Emoji sono utilizzati per rafforzare il significato di un’affermazione, quindi meglio utilizzarli alla fine di una frase e non al suo interno.

Personalità – l’utilizzo degli Emoji può aiutare a dare un tono alla propria comunicazione e a dargli un tocco di personalità. Se usati correttamente possono comunicare in maniera più immediata rispetto all’uso delle parole.

Parole – in caso di dubbio sull’efficacia di un’Emoji è sempre meglio affidarsi alle parole.

Occasioni particolari – gli Emoji si rivelano particolarmente efficaci per comunicare occasioni speciali in ambito marketing (natale, festività, compleanni, etc)

Don’ts

Eccesso – un utilizzo eccessivo di Emoji può risultare in una comunicazione poco chiara, lasciando spazio per incomprensioni.

Significato – a seconda della cultura di riferimento, gli Emoji possono rappresentare cose diverse. Per questo è necessario prestare la massima attenzione quando si comunica con persone di culture diverse.

Rischio di disastro comunicativo – quando ci si occupa di PR, uno scorretto uso degli emoji può risultare in una catastrofe comunicativa tanto quanto uno scorretto uso delle parole.

Familiarità eccessiva – Gli Emoji portano inevitabilmente con sé un’aura di familiarità e confidenza. Meglio non usarli nelle comunicazioni formali.

State molto attenti ai gesti della mano: Il pollice in su è considerato offensivo in Medio Oriente, l’OK’ fatto unendo pollice e indice è considerato maleducato in Brasile e in America Latina, mentre la mano alzata con le dita tese non sarà ben accolta in Grecia: tutti gesti considerati positivi in Europa occidentale e Nord America.

La faccina che piange dal ridere invece, è una delle più utilizzate al mondo ed è stata premiata come parola del 2015 dall’English Dictionary. Tuttavia è spesso fraintesa, e le lacrime vengono scambiate per lacrime di tristezza.

Quando vengono utilizzati con oculatezza e nel giusto contesto, gli Emoji possono essere un modo divertente per comunicare o enfatizzare un concetto, il che è particolarmente utile nel marketing. Ma, come qualsiasi altro strumento comunicativo, devono essere utilizzati con parsimonia e in modo da non offendere le persone di culture diverse.

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