Il 1° aprile del 1957, la BBC trasmise, all’interno del programma “Panorama”, un falso documentario di 3 minuti su una famiglia del Canton Ticino intenta a raccogliere spaghetti dagli alberi. 

All’epoca gli spaghetti, e tutta la pasta in generale, non erano cibi comuni in Gran Bretagna, anzi, venivano considerati un cibo esotico. Nonostante l’assurdità della cosa, una gran parte degli inglesi che videro la trasmissione chiamarono la BBC per avere maggiori informazioni sulla coltivazione degli spaghetti. 

Considerato uno degli scherzi più riusciti della storia della TV, ci chiediamo come sarebbe stato percepito oggi nella società dell’informazione in tempo reale? 

Il pesce d’aprile, oltre a fornire aneddoti divertenti (qui una veloce rassegna), ci fa anche riflettere su argomenti attualissimi come l’aumento della disinformazione. 

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E FAKE NEWS 

La capacità e la velocità dei programmi come ChatGPT di scrivere notizie false è reputato un problema da esperti di giornalismo e informazione che hanno messo in guardia il pubblico dall’imminente proliferazione di fake news dovute all’AI.

Alcuni articoli preparati dagli assistenti virtuali hanno già creato problemi nel mondo reale. Con l’arrivo delle chatbot, tutti possono creare un articolo su un tema a piacere immettendo solo un breve prompt di testo. Basta poi un altro click per condividerlo online.  

IL LINGUAGGIO DELLE FAKE NEWS 

In questo enorme mare di conoscenza, come può l’utente medio distinguere il comune pesce d’aprile da bufale e fake news?  

Un gruppo di linguisti della Lancaster University, nel Regno Unito, ha analizzato storie associate al pesce d’aprile comparandole con fake news. E ha scoperto che ci sono delle somiglianze. 

Gli autori hanno esaminato un campione di circa 500 storie di pesce d’aprile da più di 370 siti web e testi stampati durante 14 anni.  

I risultati emersi dallo studio che ha analizzato attraverso tecniche computazionali caratteristiche come mancanza di chiarezza del testo, formalità dello scritto, stile e complessità della scrittura potrebbero davvero aiutarci a smascherare bugie e fake news. 

In definitiva, secondo questi linguisti, per non farsi ingannare è essenziale prestare maggiore attenzione a punteggiatura, lunghezza del testo, troppi pronomi, frasi molto lunghe e assenza di riferimenti temporali e spaziali. 

 

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