I bambini stranieri nelle classi italiane sono circa il 10%. Ma la credenza che possano imparare la nostra lingua solo frequentando l’asilo è un mito da sfatare. Ecco perché è vitale che gli insegnanti della scuola materna facilitino attivamente il processo di apprendimento.

Nelle scuole italiane uno studente su dieci è straniero. O almeno, secondo i dati relativi all’anno scolastico 2017/2017 rilasciati dal ministero della Pubblica istruzione, in media è così. Si tratta però di una media: ci sono infatti classi in cui la presenza dei figli degli immigrati supera il 50% della popolazione scolastica.

Stando agli open data del Miur, il 9,49% di chi frequenta le scuole italiane, dalle primarie alle secondarie di secondo grado, non ha la cittadinanza italiana. Una presenza alla quale bisogna aggiungere quella dei ragazzi e delle ragazze figli di persone di origine straniera e naturalizzate italiane, che non compaiono nelle statistiche, ma rispondono ogni mattina all’appello, portando con sé tutte le difficoltà legate all’integrazione. (Fonte)

In termini assoluti sono ormai 814mila i bambini stranieri nelle classi italiane, il 20 per cento in più rispetto a cinque anni fa. Parlano le lingue del mondo a casa, ma a scuola imparano l’italiano e sono loro a insegnarlo poi ai genitori. Sono oggi 291.782 gli alunni stranieri iscritti alle scuole primarie (uno su dieci), 187.357 gli studenti nella scuola secondaria di secondo grado (7 per cento), 167.068 gli allievi nelle secondarie di primo grado (9,6%) e infine 167.980 i bambini nelle scuole dell’infanzia (10,2 per cento). (Fonte)

Nazionalità dei bambini stranieri nelle scuole italiane

I bambini stranieri nelle classi italiane sono di origine romena, albanese, marocchina, cinese e filippina. Vengono dalla Romania in 157mila, seguiti da albanesi (108.331) e marocchini (101.584). A distanza  troviamo il gruppo degli alunni di origine cinese (41.707) e filippina (26.132). Negli asili e nelle elementari i paesi “emergenti” – corrispondenti a giovani coppie che vengono in Italia e qui mettono su famiglia – sono Bangladesh (27,1 per cento), Marocco (25,8) ed Egitto (23,8). Alle elementari si aggiungono il Pakistan (40,1 per cento) e India (39,5). Nelle secondarie di primo grado gli studenti più numerosi sono originari della Cina (24,7 per cento), della Macedonia (24,4 per cento) e delle Filippine (24,1 per cento). Infine nella secondaria di secondo grado – in particolare negli istituti tecnici e professionali – sono particolarmente numerosi gli studenti dell’Europa orientale (ucraini 39,4 per cento e moldavi 38 per cento) e i latinoamericani (peruviani e ecuadoriani al 34 per cento). (Fonte)

Perché la scuola materna è il luogo fondamentale per apprendere l’italiano

La scuola materna è considerata un luogo chiave per l’apprendimento delle lingue. Facilitare lo sviluppo del linguaggio è infatti uno dei suoi compiti più importanti.

Esiste la convinzione che la seconda lingua (l’italiano, nel caso dei bambini stranieri) venga acquisita automaticamente attraverso la frequenza dell’asilo, semplicemente giocando con altri bambini, ma una recente ricerca dell’Università di Oslo ha dimostrato che non è così.

“Lo sviluppo della seconda lingua richiede un duro lavoro da parte sia degli insegnanti della scuola materna che dei bambini: corrette situazioni di apprendimento possono essere create dagli insegnanti della scuola materna in vari modi, ma richiedono conoscenze accademiche e consapevolezza della metodologia”, afferma la Dr. Alstad.

Secondo la Dottoressa Alstad, alcuni metodi efficaci possono essere l’insegnamento in piccoli gruppi o individualmente – ad esempio, seduti a un tavolo, mostrando al bambino un oggetto e insegnando la parola nella nuova lingua. Oppure integrando l’apprendimento linguistico nelle attività quotidiane, come il gioco di ruolo.

“Il gioco di ruolo è un ambiente di apprendimento delle lingue che richiede un linguaggio molto più avanzato, perché i ruoli vengono assegnati e interpretati solo attraverso il linguaggio”, sostiene Alstad.
I bambini non sviluppano una seconda lingua iniziando dalle parole e dalle costruzioni più semplici per poi passare ad elementi più complessi. Al contrario sviluppano contemporaneamente sia il linguaggio semplice che quello più complesso. E poiché il gioco e l’apprendimento sono interconnessi, è utile integrare l’apprendimento delle lingue in tutte le attività dell’asilo coinvolgendo tutti i bambini.

Fonti

Dati MIUR 2017

Mappa interattiva de Il Sole 24 Ore 

Ricerca norvegese 

Pin It on Pinterest