sognare-in-lingua-stranieraOvvero, è possibile che durante il sogno ci capiti di discutere con qualcuno in una lingua straniera? Magari siamo proprio noi a parlare una lingua straniera, o ci limitiamo semplicemente ad ascoltare un’altra persona pronunciare parole che non appartengono alla nostra lingua madre.

È vero che i meccanismi che regolano il funzionamento del nostro cervello e della nostra mente sono ancora perlopiù sconosciuti, ma per rispondere a questa domanda non dovrebbe essere necessario rispolverare Freud; ci basta piuttosto partire da una premessa fondamentale: durante un sogno, la nostra mente attinge al nostro bagaglio di esperienze e ricordi, le rielabora e ce le ripresenta sotto una forma diversa. Per questo motivo ci capita di sognare il collega che vediamo tutti i giorni in ufficio, o magari un vecchio amico con il quale abbiamo fatto una vacanza tanti anni fa.

I sogni in lingua straniera

Su questa premessa, è abbastanza semplice elaborare la risposta alla domanda del titolo: sì, è possibile sognare in una lingua straniera, fintantoché questa faccia parte della nostra esperienza più o meno quotidiana. Nella vita di uno studente di lingue straniere, il sogno in una lingua oggetto dei propri studi è visto come il raggiungimento di un traguardo: l’acquisizione di un buon livello di padronanza della lingua stessa. Se un individuo vive in un paese estero ed è in contatto quotidiano con una lingua straniera, allora eventi del genere diventano molto più probabili. La stessa influenza linguistica può riguardare anche il flusso dei nostri pensieri: senza addentrarci nei meandri dell’antropologia culturale, possiamo affermare che l’ambiente circostante influenza molto il nostro modo di pensare, fino al punto da condizionare anche la lingua dei nostri pensieri. Quindi, per esempio, dopo il terzo mese che trascorriamo a Berlino, ci potrà capitare di perderci in divagazioni mentali e di accorgerci improvvisamente che lo stiamo facendo in tedesco!

Nel 1993, il ricercatore David Foulkes ha osservato e studiato i comportamenti onirici di individui con un’ottima padronanza di due lingue differenti, l’inglese e il tedesco. I risultati della ricerca non sembra abbiano condotto a grandi scoperte, ma hanno evidenziato tuttalpiù una certa corrispondenza tra la lingua del sogno e la lingua parlata nella fase precedente al sonno.

La corrispondenza diretta tra esperienze nella fase di veglia e contenuto dei sogni dev’essere considerata solo una premessa, un punto di partenza per aprire nuovi orizzonti di conoscenza. Alcuni studi condotti dall’Università di Lisbona, per esempio, hanno dimostrato che durante il sonno, i non vedenti riescono a visualizzare delle immagini di paesaggi o di figure umane, nonostante la loro cecità sia congenita e quindi loro non posseggano un bagaglio visivo di ricordi.

Quello della creazione dei sogni è un ambito che desta molta curiosità, forse anche per via di questa aura di mistero che vi aleggia intorno e delle poche certezze scientifiche che possediamo al giorno d’oggi. È chiaro che la lingua madre di un individuo è la preferita dalla nostra mente per costruire i sogni, ma sarebbe riduttivo fermarsi qui e accettarla come verità scientifica, dato che i meccanismi che regolano i sogni sono molto vari e ancora molto imprevedibili.

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