(Traduzione di Umberto Pavano)

Considerando che la personalità è definita come “la somma delle caratteristiche comportamentali e intellettuali grazie alla quale un individuo viene percepito come unico” [1], è possibile dire che i bilingui hanno due personalità, a seconda della lingua che parlano? Oppure i cambiamenti comportamentali non dipendono tanto dalla seconda lingua, bensì dal diverso contesto in cui si trovano tali individui? È una questione su cui abbiamo riflettuto da quando siamo arrivate a Milano.

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Gli articoli dedicati a questo argomento sembrano evidenziare l’inevitabile nesso tra bilinguismo e biculturalismo; molti autori sostengono che l’atto di parlare una lingua diversa dalla propria lingua madre porti con sé delle connotazioni culturali e delle idiosincrasie non di poco conto. In un video pubblicato su languageisculture.com, Luca Lampariello spiega come si sente a parlare una lingua diversa. È curioso sentirlo dichiarare di avere una maggiore sicurezza di sé, capacità espressiva e “libertà” quando parla inglese invece che la sua lingua madre, l’italiano. Secondo Lampariello, la ragione è da identificarsi nei suoi personali collegamenti culturali e politici con la lingua in questione. Senza dubbio, i cambiamenti espressivi possono anche essere frutto di semplice imitazione delle abitudini dei madrelingua, e Lampariello sottolinea molto l’influenza dell’interazione con la gente del luogo nel suo modo di rapportarsi con gli altri.

Uno studio della Proceedings of the National Academy of Sciences, un’importante rivista scientifica statunitense, pubblicato lo scorso ottobre, ha evidenziato la predisposizione di persone di varia nazionalità al contatto fisico con individui differenziati per grado di confidenza. Gli psicologi e i neuroscienziati responsabili dello studio hanno chiesto a oltre mille persone provenienti da Francia, Finlandia, Italia, Gran Bretagna e Russia quanto si sentissero a proprio agio con il proprio partner, gli amici più stretti, i genitori, i parenti e gli sconosciuti. Forse con un po’ di sorpresa i risultati hanno eletto i finlandesi come i più “aperti”, mentre gli italiani si sono classificati quarti, appena prima dei britannici, all’ultimo posto (grafico qui di seguito).

 

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                                                                                                                             (Fonte)

A questo punto, quello che ci chiediamo è: parlare finlandese ci renderebbe più aperti al contatto fisico? (Vi faremo sapere).

Anche il bagaglio di esperienze personali e di associazioni contestuali influenzano il comportamento di una persona che parla una determinata lingua. Per esempio, se una persona ha passato un bel po’ di tempo a studiare e parlare una lingua all’interno di un contesto formale, tenderà a esprimersi in modo più formale. Si potrebbe dire che i cambiamenti di personalità siano una semplice reazione a determinate situazioni e non veramente collegati con una lingua.

A quanto pare, parlare un’altra lingua non è sufficiente per alterare la personalità di qualcuno. Secondo quanto afferma Mark Liberman, «solo negli individui biculturali è stato riscontrato un cambiamento di personalità in base alla lingua parlata (per “biculturale” si intende una persona senza nessuna tendenza a identificarsi con una cultura piuttosto che un’altra)». Di conseguenza, per assumere una personalità differente che sia collegata in maniera inequivocabile all’aspetto linguistico, è necessario possedere un certo grado di conoscenza culturale. Forse per questo motivo molte università del Regno Unito inseriscono le lauree di lingue nei dipartimenti di lingue, culture e società, puntando su un’educazione che non è solo linguistica, ma abbraccia un contesto culturale e sociale più ampio.

Secondo gli studiosi della National Library of Medicine statunitense, «l’uso di una lingua attiva una certa mentalità culturale, che influenza la percezione sociale, il pensiero e il comportamento» [2]. Quindi la personalità cambia solo negli individui biculturali, capaci di passare da uno schema mentare all’altro, in linea con la lingua. Tuttavia, bisogna presupporre un certo livello di fluidità, dato che eventuali insicurezze e dubbi linguistici possono portare una persona a comportarsi diversamente. Per esempio, se una persona non è linguisticamente capace di fare battute in un’altra lingua, come fa nella propria lingua, la sua personalità può essere percepita in maniera differente dalle persone che la circondano. Questa differenza comportamentale è spesso scambiata per un cambiamento di personalità, ma si tratta solo di una reazione istintiva alla situazione appena descritta.

Il semplice apprendimento di una nuova lingua non implica l’acquisizione di una nuova personalità. Anche i parlanti inglesi, nati nel Regno Unito e trasferitisi in altri paesi anglofoni, come Stati Uniti o Australia, potrebbero aspettarsi un cambiamento comportamentale scaturito dalla necessità di adattarsi a una nuova cultura, alle persone circostanti e al loro senso dell’umorismo, ambiti che, pur mantenendo la stessa lingua ufficiale, sono radicalmente diversi. Quindi, forse, la lingua e la personalità non sono così legate come pensavamo? Ci pensano i proverbi da tutto il mondo a romanzare l’idea che l’apprendimento di una nuova lingua porti ad acquisire una nuova personalità (cfr. sotto). Secondo noi, il proverbio cinese offre la descrizione migliore dell’apprendimento di una lingua, ma solo se avviene in parallelo con l’acquisizione di una conoscenza culturale più profonda. Dopotutto, approfondire una cultura attraverso lo studio di una lingua insieme al cambimento di prospettiva di vita di una persona porta inevitabilmente a modificare il proprio comportamento, una parte fondamentale nella personalità di un individuo.

 

Impara una nuova lingua e avrai una nuova anima.

Proverbio ceco

Chi parla una sola lingua è una persona, chi parla due lingue è due persone.

Proverbio turco

Una lingua nuova è una nuova vita.

Proverbio persiano

Imparare una lingua significa avere una finestra in più da cui guardare il mondo.

Proverbio cinese

Autrici: Amy Flynn e Sophie Miller-Molloy

[1] Collins Online Dictionary definition [traduzione nostra]

[2] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23607801 [traduzione nostra]

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