Dan Everett crede che i Pirahã smontino la teoria della grammatica universale di Noam Chomsky. Fotografia di Martin Schoeller.

I Pirahã sono una tribù di circa 700 persone che vive nel cuore dell’Amazzonia. Si dedicano alla caccia e alla raccolta e non hanno contatti con persone all’infuori della tribù stessa. Hanno da sempre evitato e denigrato ogni elemento esterno e ridicolizzato qualsiasi lingua straniera, considerandola imperfetta.

A seguito dell’estinzione di tutti i dialetti della lingua mura, da cui il pirahã discende, la loro lingua non è imparentata con nessun’altra lingua al mondo. Ha un sistema fonetico formato da otto consonanti e tre vocali e un complesso sistema di accenti grazie a cui molte parole cambiano di significato al mutare dell’accento; ma i Pirahã hanno spesso attirato l’attenzione di antropologi e linguisti soprattutto perché non hanno numeri. Le uniche parole che rappresentano le quantità sono hói, una piccola quantità, hoí, una quantità considerevole e baágiso, un mucchio.

Questa non è l’unica particolarità della loro lingua: non hanno tempi passati, né un lessico per i colori. Se vogliono dire che qualcosa è rosso, dicono che “è come il sangue” o “come il vrvcum”, una bacca da cui ricavano un colorante rosso. Non hanno parole che traducano “tutto”, “ogni”, “ciascuno”, non possiedono tradizioni artistiche o memoria del passato e non usano la ricorsività, cioè parlano senza usare proposizioni relative. Invece di dire “Ho visto un cane giù al fiume che veniva morso da un serpente” un Pirahã direbbe “Ho visto un cane. Il cane era giù al fiume. Un serpente ha morso il cane”.

Secondo Daniel Everett, un linguista tra i maggiori esperti della cultura pirahã, queste caratteristiche sono dovute alla visione del mondo molto concreta dei Pirahã: danno un nome solo agli oggetti tangibili, reali e non ai concetti astratti; per questo non concepiscono la creazione di miti né religioni.

Vi sono altre tribù al mondo (Africa, Amazzonia, Australia e Polinesia) il cui sistema numerico è inesistente o limitato a parole come “uno”, “due”, “molti”, ma a differenza dei Pirahã, queste tribù si sono dimostrate capaci di imparare a contare. I Pirahã, nonostante gli sforzi di Everett a insegnare loro i numeri fino a dieci in portoghese, non hanno mai fatto progressi significativi.

Il fatto che non abbiano numeri nella loro lingua, porta i Pirahã ad avere seri problemi nella gestione delle quantità. Peter Gordon, professore di neuroscienza, ha condotto diversi esperimenti: in uno, ha mostrato ai Pirahã degli oggetti disposti in gruppi di vario numero, chiedendo loro di ricreare altri gruppi numericamente equivalenti. Quando i gruppi di oggetti erano di quattro o più elementi, i Pirahã iniziavano ad avere problemi a eseguire il compito.

La particolarità di questa lingua ha portato Everett a mettere in dubbio la teoria della grammatica universale di Chomsky, un concetto che ha profondamente influenzato la linguistica dagli anni ’60 in poi. Secondo Chomsky, tutti gli esseri umani possiedono una grammatica innata che li predispone a imparare rapidamente le regole di una lingua. Sono dei principi basilari condivisi da tutte le lingue al mondo, per quanto diverse tra loro. I Pirahã, con la loro incapacità di imparare a contare, contraddicono la teoria chomskiana; secondo Everett, la cultura influenza la lingua più di quanto Chomsky pensi. Una delle ragioni per cui i Pirahã non sanno contare è perché non hanno mai sentito l’esigenza di imparare a farlo, sono sempre riusciti a vivere senza numeri.

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